Un settore in grande trasformazione.

Il settore agroalimentare è spesso considerato un settore per sua natura restio ai cambiamenti e dove le possibilità di innovazione sono generalmente poche poiché fortemente legato alla tradizione. Si tratta di una percezione errata: sono moltissimi i nuovi prodotti commercializzati ogni anno. L’abbattimento delle barriere commerciali e la globalizzazione negli ultimi anni hanno prodotto, nei fatti, una forte concorrenza e ha dato vita a dei fenomeni di grande trasformazione.

Oggi un’impresa agroalimentare ha davanti a se delle sfide spesso dure e difficili, soprattutto se vuole provare a non subire le decisioni dei cosiddetti stake-holders, gli attori in gioco.
Rispondere in termini di innovazione non solo può risultare la chiave decisiva per non essere travolti dal mercato, ma non di rado può significare dar vita a opportunità di crescita straordinarie.

Innovazioni di processo e di prodotto: tra Farm lab e il piccolo mondo antico

Quando si parla di innovazione nel settore dell’agroalimentare si sentono spesso termini come foodtech e agritech.
Stanno a indicare che ormai che le innovazioni di prodotto – ma anche di processo – in questo campo richiedono grande conoscenza e una notevole dose multidisciplinarietà. In altre parole, per innovare è necessario accedere a risorse tecnologiche e finanziarie.
Quando accade i risultati possono essere sorprendenti.

C’è chi per esempio oggi è in grado tranquillamente di estrarre zuccheri e lattosio dal latte e creare così da un prodotto base una bevanda ad alto contenuto di proteine adatta per chi fa sport. Oppure, per fare un altro esempio estremo, c’è chi dispone della tecnologia per coltivare piante in mare. Il concetto di coltivazione potrebbe essere rivoluzionato nel prossimo futuro.

Le biotecnologie e le sperimentazioni di laboratorio stanno avendo un impatto rilevantissimo sulla coltivazione del cibo e sugli allevamenti di bestiame, responsabili di molta della CO2 che sta portando al riscaldamento globale ed alla crisi del Pianeta.
C’è poi ovviamente la questione del cibo ogm: molti lo indicano come il cibo del futuro, in grado di soddisfare una domanda di cibo di qualità più elevata a prezzi non troppo alti. D’altra parte sta crescendo anche la consapevolezza che le produzioni con metodi naturali sono quelle che garantiscono prodotti più nutrienti a salutari, anche se a costi decisamente superiori.
Quale che sia la filosofia produttiva scelta, è importante aver ben chiaro a quali segmenti di mercato si vuole puntare e quali sono i costi per competere.

Altro tema importante è quello dell’energia. L’agrivoltaico è il futuro per le aziende agricole.

Mi piacerebbe sentire il parere di chi legge, su questi fondamentali temi.

Quando e come innovare

Un’azienda agroalimentare ha davanti a sé ambienti estremamente dinamici, da cui raccogliere stimoli per elaborare strategie innovative.
In un mercato fortemente competitivo come quello dei prodotti di consumo alimentare anticipare le mosse dei concorrenti può essere determinante.
La sfida innovativa è quella di puntare a segmenti di mercato più redditizi, sia in termini di maggior margine, sia in termini di domanda crescente. Va da sé che la seconda significa superare i limiti classici di produttività ricorrendo a tecniche di coltivazione e conservazione innovative.

Ma la sfida può anche portare a creare un nuovo prodotto. Se il mercato ne decreta il successo vuol dire che siete stati in grado di leggere un bisogno non soddisfatto prima degli altri.
Vediamo qualche esempio.
Grazie a test, studi e ricerche si può produrre un pomodoro più resistente ai parassiti e con una maggiore quantità di agenti anti-ossidanti. In questo caso è fortemente probabile che sarà preferito da fasce di consumatori più attente alla salute e quindi con un grado di istruzione e reddito medio alti.

Sempre a proposito di pomodori c’è chi invece è riuscito a produrre, dagli scarti di lavorazione, una vernice biologica metallizzata, con uso industriale. Un buon esempio di come innovazione di prodotto e di processo non abbiano sempre dei confini definiti, ma quasi sempre viaggiano insieme.
Anche i servizi legati all’agroalimentare possono essere innovativi, come produrre un sistema rapido di test microbiologici per l’industria alimentare del fresco, finalizzati a proteggere i consumatori da batteri pericolosi. Il vantaggio competitivo acquisito sarà indubbio.

Visione e sperimentazione sono dunque due elementi fondamentali nella gestione delle imprese agroalimentare. Si tratti delle opportunità offerte dalla biotecnologia, di nuove tecniche di coltivazione avveniristiche o di un ritorno alla tradizione con strumentazioni e conoscenze moderne, ogni innovazione di prodotto va accompagnata con un’indagine preventiva delle potenzialità e dei trend di mercato. In questo l’era digitale consente di avere una quantità di dati enorme, che permette di prevedere con precisione quasi scientifica l’evoluzione della domanda.
Ma disporre di dati e leggerli non è la stessa cosa.

Nessun dato può sostituirsi all’intuito imprenditoriale e a una seria capacità di indagine delle variabili chiave.

Un buon manager del settore agroalimentare sa bene che quando si fa innovazione:

a) si coinvolge l’intera catena produttiva, ed è indispensabile valutare bene copertura finanziaria del progetto

b) L’innovazione richiede figure leader in grado di trasmettere flessibilità organizzativa e produttiva

c) L’innovazione nel settore agroalimentare è sempre co-creazione e trasmissione di nuovi saperi. Spesso richiede partenariati, comprese le operazioni di fusione e acquisizione, a secondo dei casi, la costruzione di reti e consorzi e, soprattutto, tanta consulenza e formazione.

Fare crescere le organizzazioni verso l’innovazione è una delle missioni di Soluzioni d’Impresa.

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