csr01* di Fabio Tartaglia

 

I concetti di etica e responsabilità sociale sono ormai diventati gergo comune nel mondo imprenditoriale, così come nelle organizzazioni non governative. Non è così immediato, però, declinarli e svilupparli in modalità che costituiscano effettivamente una leva competitiva per operare nel mercato. Da un lato è, evidente che, le scelte dei consumatori, o dei clienti sono influenzate dalla eticità e dalla sostenibilità del prodotto o servizio acquistato, per il quale si è anche disposti anche a pagare un prezzo maggiore, dall’altro bisogna poter definire con chiarezza un termine di riferimento per ciò che sia etico e sostenibile in contrapposizione a cosa non lo sia.

A tale scopo, nel corso dell’ultimo ventennio, sono state sviluppate delle normative da utilizzare come riferimento per quelle organizzazioni che vogliano intraprendere questa strada e comunicarla al mercato, utilizzando un termine di confronto non arbitrario.

Tra le principali norme del settore ci sono gli standard Sa 8000, Gri4, Iso 26000, Ai1000. I primi due possono essere anche soggetti a certificazione da parte di un ente terzo indipendente, per rafforzare ulteriormente l’impegno e la credibilità dell’organizzazione che intraprende questo percorso.

Due sono le caratteristiche che accomunano tutti gli standard sopra menzionati, e che costituiscono il substrato sul quale andare a innestare ogni ulteriore requisito:

  • la trasparenza, ovvero la consapevolezza che una organizzazione non possa essere etica, sostenibile o responsabile senza consentire la verifica dei propri dati e delle proprie modalità operative ad altri attori, siano essi interni o esterni all’organizzazione;
  • il coinvolgimento degli stakeholder, cioè i portatori di interesse, con il riconoscimento che ogni organizzazione interagisce con la comunità all’interno della quale è inserita e non può prescindere dal dialogo con le parti che la rappresentano.

SA8000 – Sistemi di gestione della Responsabilita’ Sociale

Tra gli standard sopra menzionati, il più conosciuto e forse rilevante è costituito dalla norma Social accountability, Sa 8000. Essa stabilisce, attraverso nove requisiti che vanno dal lavoro minorile alla discriminazione, dalla sicurezza sul lavoro al diritto di associazione, i parametri minimi che devono essere rispettati da quelle organizzazioni che volontariamente forniscono garanzia di eticità della propria filiera e ciclo produttivo.

A differenza degli altri standard, la norma Sa 8000 esplicita, tra i suoi requisiti minimi, lo sviluppo di un sistema di gestione quale infrastruttura che consenta all’organizzazione di gestire efficacemente le informazioni necessarie al perseguimento delle politiche e degli obiettivi stabiliti dalla Direzione per ognuno dei nove elementi richiesti.

La logica dei sistemi di gestione, che poggia sul ciclo di Deming o P-D-C-A (Plan-Do-Check-Act) ha il vantaggio di stimolare l’organizzazione al concetto di controllo attraverso meccanismi di audit, interno o di terze parti, che verifichino la capacità dell’organizzazione, sia di realizzare le attività pianificate, sia di ottenere i risultati attesi, e di identificare i più opportuni interventi correttivi nel caso si verifichino anomalie rispetto a quanto pianificato e/o atteso.

Altro elemento che viene particolarmente interessato dai sistemi di gestione è la definizione di indicatori di performance, in grado di misurare concretamente la capacità dell’organizzazione di raggiungere i propri obiettivi. In questo senso, gli indici diventano ciò che permette all’azienda di dimostrare, ancora una volta in un’ottica di trasparenza, la messa in pratica dei suoi propositi di natura etica.

I temi dell’audit e degli indici di performance vengono ripresi con accento diverso dagli altri riferimenti normativi qui citati.

* Fabio Tartaglia fondatore PK Consulting S.r.l., lead auditor per conto di enti di certificazione, nell’ambito dei sistemi di gestione e nell’ambito dell’applicazione ed il rispetto dei modelli di gestione e organizzazione in accordo al D. Lgs. 231/2001.

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