images (3)La formazione professionale in Sicilia è al centro di continui scandali e continue proposte di riforma. Noi ne proponiamo una semplice  semplice, ma molto efficace. Non è una invenzione geniale basta guardare cosa hanno fatto con successo gli altri.

La nostra rivoluzione si basa sull’idea di spostare la centralità nella gestione dei fondi dall’ente di formazione  secondo il modello finalizzato a soddisfare chi offre formazione, ai partecipanti ai corsi impostando un modello basato sulla domanda.

Bastano poche decisioni amministrative e la rivoluzione è servita!

Il modello centrato sulla domanda è stato già sperimentato in Lombardia tramite il sistema della Dote Formazione.

La Dote Formazione è uno strumento introdotto nel 2008 dalla Regione Lombardia con il Decreto del Consiglio Regionale n. 528/2008, allo scopo di sostenere – avvalendosi in particolare dei Fondi strutturali europei 2007/2013 – gli obiettivi di occupabilità e di cittadinanza attiva, sanciti con le LL.RR. 22/06 e 19/07.

E’ un insieme di risorse finanziarie e di servizi che la Regione mette a disposizione dell’individuo che intende rafforzare le proprie competenze e/o aumentare le proprie opportunità professionali, a cui si accede attraverso gli operatori accreditati per la formazione dalla Regione Lombardia per una durata massima di 12 mesi complessivi a partire dalla data di assegnazione.

Il valore della Dote Formazione varia in funzione della durata e della tipologia dei corsi scelti, per arrivare a un massimo di 5000 euro complessivi. E’ necessario essere disoccupati o inoccupati, residenti o domiciliati in Lombardia, avere un’età inferiore ai 64 anni alla data di invio della domanda. L’offerta formativa è raccolta in un Catalogo, implementato direttamente dagli enti di formazione accreditati dalla Regione Lombardia sulla base degli standard regionali, disponibile on‐line sul sito della Regione stessa in versione accessibile a tutti gli utenti finali.

L’istituzione della Dote ha determinato lo spostamento dell’attenzione sulla domanda degli utenti piuttosto che sulla promozione dell’offerta: l’individuo, da fruitore passivo dei servizi, è diventato soggetto attivo nella scelta degli interventi formativi più funzionali ai propri obiettivi occupazionali: aggiornamento, acquisizione di nuove conoscenze e abilità, mantenimento di competitività nel mercato del lavoro. I servizi offerti, viceversa, si adattano ai fabbisogni dell’utente.

Tale forte orientamento alla domanda ha messo in concorrenza gli operatori del settore, i quali sono stimolati ad offrire servizi di qualità e a sviluppare interventi meglio tarati sui fabbisogni e sul grado di occupabilità che determinerà il percorso. Tra l’altro, la Regione ha istituito un sistema premiale degli operatori che, valutati in relazione ai risultati occupazionali ottenuti, vengono premiati attraverso la consegna in carico di ulteriori persone e il riconoscimento di maggiori finanziamenti. La Dote sta determinando, pertanto, un profondo processo di cambiamento negli enti di formazione, i quali non sono più legati al sistema del finanziamento dei progetti ma concorrono all’attuazione delle politiche regionali in materia di lavoro, istruzione e formazione professionale.

Nel complesso il sistema Dote (Formazione e Lavoro) ha determinato la modernizzazione del settore della formazione e dei servizi al lavoro. I primi risultati emersi evidenziano che essa sta promuovendo un mutamento organizzativo e di approccio negli enti di formazione, i quali si stanno orientando sempre più verso l’erogazione di servizi mirati alle singole persone. Il profilo dei destinatari raggiunti dalla Dote rileva come sia stata strumento utile per affrontare la difficile congiuntura economica, poiché offre la possibilità di mantenere attiva la fascia di persone che ha perso il lavoro.

Gli enti di formazione accreditati, dopo una prima fase di assestamento gestionale e procedurale, hanno accolto positivamente il modello dotale, intervenendo, anzi, nell’individuazione delle criticità che hanno permesso di apportare miglioramenti soprattutto in termini di semplificazione e di efficacia, attraverso l’offerta di interventi più tempestivi e più flessibili che meglio rispondono sia alle esigenze delle persone che alle richieste del mondo produttivo.

In tale ottica di semplificazione e miglioramento dell’efficacia ma, soprattutto, per contrastare la drammatica crisi occupazionale in atto in Italia, nel 2013 la Regione Lombardia ha stanziato 48 milioni di euro per la “Dote Unica Lavoro”, che secondo le previsioni dell’Amministrazione, coinvolgerà almeno 38.000 cittadini. Riportando quanto dichiarato dall’assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro Valentina Aprea – la “Dote Unica” è lo strumento universale di promozione al lavoro di tutte le persone, nel corso della vita attiva – ovvero un sistema integrato di politiche e servizi della filiera istruzione, formazione e lavoro.

I finanziamenti stanziati sono destinati ad aiutare i disoccupati, i disabili, i cassintegrati ed anche quelle persone che, pur occupate, necessitano di accedere ad un percorso di riqualificazione al fine di mitigare i rischi di una possibile perdita dell’occupazione. Ciò in risposta ai dati statistici emersi sul mercato del lavoro che hanno evidenziato che la difficoltà di collocazione è correlata principalmente al tempo trascorso in assenza di attività lavorativa. La “Dote Unica Lavoro” riconoscerà un aiuto proporzionato alle difficoltà di inserimento della persona, misurate in base alla distanza dal mercato del lavoro, all’età, al titolo di studio e al genere.

In conclusione, il sistema della Dote sembra essere un aiuto concreto per sostenere la qualificazione e l’occupazione dei giovani e per promuovere la tutela e il reinserimento delle persone nel mercato del lavoro; il rischio che si corre è che possa rappresentare soltanto un mero ammortizzatore sociale, più che un investimento irrinunciabile e strategico per il futuro del Paese.

Avremo in Sicilia il coraggio di fare questa rivoluzione, o ….è troppo semplice?