stili di vita e benessere organizzativoLo stile di vita secondo la definizione promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) consiste in un modo di vivere che è la risultante dei comportamenti e delle caratteristiche proprie degli stessi individui, in relazione con l’ambiente circostante e le variabili culturali ed economico-sociali, nel loro insieme.

In particolare, l’OMS sostiene nel protocollo di costituzione del luglio del 1946 che lo “stato di completo benessere fisico, psicologico e sociale della persona, e non soltanto l’assenza di malattia …il godimento dello standard più elevato che si possa conseguire è uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano”.

Promuovere stili di vita favorevoli in generale, come si desume da questa definizione, dovrebbe rappresentare la strada migliore verso il raggiungimento dello stato di completo benessere fisico, psicologico e sociale della persona. Tale processo si realizza negli ambienti di lavoro a partire dal concetto di benessere della persona, presupponendo che esiste uno stato di malessere e che questo va individuato e ridotto. Gli interventi sono diretti, in questo senso, allo starbene e alla conquista di ciò che può migliorare il contesto sociale, affettivo e organizzativo. Il benessere da qualche anno a questa parte viene considerato come un sinonimo di “qualità della vita” e come concetto opposto e contrario al malessere (Spaltro, 1997).

Questo cambiamento che segna il passaggio del concetto di benessere, da “modalità di vita” a “qualità della vita”, lo allontana contestualmente dalla salute e lo avvicina a nuove forme di “benessere soggettivo” (ibidem). Benessere e lavoro in questo senso stanno in relazione, per cui il benessere che sta nella soggettività richiama il sentimento di essere soggetto e quindi di essere protagonista del proprio cambiamento. Come Spaltro (op.cit) afferma la soggettività oggi combatte costantemente la sua lotta per il benessere e non quella contro il malessere.

Le risorse per promuovere il cambiamento devono essere focalizzate su obiettivi che possono offrire le maggiori probabilità di successo e un rapporto ottimale costi-benefici. I benefici sono rintracciabili nelle ricadute positive del cambiamento negli stili di vita dei lavoratori. Gli interventi per promuovere gli stili vita positivi nei luoghi di lavoro, finalizzati ad introdurre cambiamenti con impatto sul benessere dei lavoratori sono suddivisi su tre livelli:
1. Livello cognitivo – si fa riferimento a tutte quelle attività di educazione alla salute indirizzate a promuovere una nuova consapevolezza nei lavoratori. L’informazione rappresenta un canale privilegiato nella gestione del cambiamento, tuttavia bisogna affermare che i programmi attivati a questo livello hanno un basso impatto nel cambiamento del comportamento. È infatti, indispensabile che oltre all’aspetto cognitivo venga preso in considerazione anche quello comportamentale al fine di favorire lo sviluppo di stili di vita maggiormente orientati al benessere della persona.
2. Livello degli stili di vita – comprende le attività mirate al cambiamento di quei comportamenti abitudinari – definiti come stili di vita – che determinano una notevole influenza sulla salute: ne sono un esempio l’alimentazione, l’esercizio fisico, l’abuso di sostanze nocive, i modi di affrontare la vita e gestire le emergenze. Questo livello include naturalmente attività che contemplano anche aspetti cognitivi.
3. Livello dell’ambiente di lavoro – comprende tutte quelle variabili di una specifica organizzazione che hanno una influenza negativa sul benessere dei lavoratori. Queste comprendono diverse cause ambientali non solo di tipo fisico, ma relative anche all’organizzazione del lavoro, alla distribuzione dei ruoli lavorativi e alla cultura aziendale.

Promuovere stili di vita favorevoli al raggiungimento di adeguati standard di benessere per i lavoratori, facendo riferimento a questi tre livelli, significa avvalersi di interventi di questo tipo:
• Organizzare campagne promozionali interne ed esterne all’ambiente di lavoro, con impatto sul territorio circostante, di informazione ed educazione finalizzate a far conoscere gli standard e le procedure che regolamentano la Salute nei luoghi di lavoro.
• Formare persone e sviluppare all’interno dell’azienda profili professionali orientati ad operare nel campo della Salute sui luoghi di lavoro e a gestire i processi sottesi a fare un’attenta valutazione dei bisogni, ai fini della realizzazione di programmi aziendali indirizzati in tal senso.
• Progettare interventi di formazione e informazione orientati a produrre cambiamento nei comportamenti abitudinari che influenzano la salute dell’individuo.
• Avvalersi di interventi di consulenza orientata in tal senso.
• Seguire programmi mirati di prevenzione di primo e secondo grado.
• Produrre e sviluppare ricerca.

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