Nel governo dell’impresa, il manager ha la grande responsabilità di doversi circondare di collaboratori esperti, cui poter affidare sostanzialmente il buon esito della gestione aziendale. Ma in che modo un manager deve scegliere i propri collaboratori? In questo approfondimento vedremo i principali elementi che bisogna valutare in materia di competenze delle risorse umane, così da circondarsi di lavoratori sempre all’altezza del proprio ruolo.
1) La persona dietro il curriculum
Nella gestione delle risorse umane è risaputo che, per selezionare un nuovo collaboratore, non basta fermarsi al curriculum e alla lettera di presentazione. Certo, questi elementi rappresentano il biglietto da visita del candidato, ne testimoniano le competenze (tutte da verificare in concreto) e l’attitudine a svolgere l’impiego cui sarà destinato.
Ma tutto ciò non basta: il vero manager, infatti, deve avere la capacità di andare oltre il semplice titolo di studio o l’esperienza pregressa, ma verificare che tipo di persona ha davanti. Non può esserci errore più grossolano, infatti, che assumere un collaboratore eccezionale sulla carta, ma che, ad esempio, non condivide la cultura e i valori dell’impresa in cui andrà ad operare, non ne apprezza la mission, non ha la capacità di sentirla come propria.
Come è stato efficacemente detto da R.H. Grant, “quando assumete delle persone più in gamba di voi, dimostrate di essere più in gamba di loro”: il vero leader deve essere capace di poter selezionare e scegliere al proprio fianco collaboratori che siano talmente adatti al ruolo da potergli, eventualmente, rubare il lavoro.È per questo, dunque, che studiare la personalità del candidato, per coglierne doti ed attitudini, rappresenta il primo passo da svolgere. Un qualunque consulente del lavoro potrebbe dirvi che le competenze possono essere acquisite, ove non sufficienti, ma alcune caratteristiche di ognuno di noi sono innate e poco variabili.
Se, ad esempio, durante il colloquio, il potenziale collaboratore non riesce a stabilire un contatto visivo con l’interlocutore o non è in grado di mostrare grinta nelle sue risposte, potrebbe trattarsi di una persona non adatta al tipo di ruolo cui dovrà essere destinato. Perciò è fondamentale dare sempre più attenzione alle competenze trasversali dei candidati. Le competenze tecniche invecchiano e passano, quelle trasversali (soft skill) restano.

2) Come gestire il colloquio

Il primo momento di contatto con il possibile collaboratore è rappresentato dalla lettura del suo curriculum, ma come stavamo dicendo, è il colloquio il vero banco di prova. Durante questa fase, il manager deve saper porre le giuste domande, volte ad evidenziare gli atteggiamenti, le ambizioni e, potenzialmente, i rischi che derivano dall’assunzione di un dipendente. Le domande possono essere le più disparate e vanno adattate a seconda delle circostanze: si può chiedere del perché il candidato aspiri a ricoprire quel certo ruolo, dei motivi che lo hanno spinto a licenziarsi dal precedente impiego, o dalle prospettive di crescita nel lungo periodo. Capire come ragiona e come può comportarsi un dipendente è senz’altro il più grande passo per poterne saggiare la compatibilità con il resto della struttura aziendale.
Anche l’aspetto vuole la sua parte, è normale. Un candidato che si presenta ad un colloquio di lavoro con un aspetto trasandato non sta di certo aumentando le sue possibilità di successo. Tuttavia, il consiglio è quello di non fermarsi alla prima apparenza, sempre che sia stato possibile evidenziare altre skill che possano rendere quella persona, magari un po’ arruffata, un collaboratore particolarmente capace.

3) Costruire una squadra equilibrata

Soprattutto nelle imprese di medie e grandi dimensioni, il lavoro di squadra rappresenta la normalità: non è possibile affidare la gestione di settori delicati ad una sola persona e, specialmente per quanto concerne l’innovazione e lo studio di nuovi prodotti o di nuovi mercati, creare un team equilibrato rappresenta una grande responsabilità per il management aziendale. È questo il motivo per cui, quando si ricerca un collaboratore da inserire all’interno di un gruppo, sarebbe bene coinvolgere gli altri dipendenti nella sua valutazione. In questo modo, il manager ha la possibilità di poter testare alla nascita le possibili interazioni e notare se sia possibile sfruttare l’alchimia relazionale tra persone con esperienze e competenze certamente diverse. In questo modo, peraltro, si evita sul nascere la possibilità di inserire un elemento di disturbo in una squadra, incompleta sì, ma comunque già ben rodata.

4) L’importanza della consulenza aziendale

La scelta del collaboratore ideale è un passo delicato e molto difficile nella gestione dell’azienda, e, per questo motivo, non andrebbe fatta mai con fretta, senza prendersi il giusto tempo per valutare i pro e i contro. Tuttavia, specialmente nelle realtà aziendali di minori dimensioni, l’onere di vagliare i possibili candidati grava spesso direttamente sull’imprenditore, che potrebbe non possedere le giuste tecniche di valutazione delle competenze e della formazione. Pertanto, oltre alle indicazioni di massima che vi abbiamo fornito finora, ci teniamo a sottolineare l’importanza di una adeguata consulenza aziendale: sfruttando servizi di consulenza e formazione da parte di società esperte del settore come la nostra, infatti, sarà possibile ricercare in modo più fruttuoso i possibili collaboratori per la vostra azienda, selezionando il personale adeguato e formando i lavoratori per tutte le competenze che risulteranno necessarie.

5) Formazione, formazione, formazione
La nuova  risorsa inserita in azienda va costantemente formata per manutenere ed accrescerne il portfolio delle competenze.
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