Il gruppo: un importante strumento di sviluppo

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“Il primo metodo per misurare l’intelligenza di un governante è di guardare le persone intorno a lui”

Niccolò Machiavelli

 

Parlare di gruppi in generale, e/o di gruppi di lavoro è piuttosto arduo, visto che in letteratura ancora oggi, non si è arrivati ad una definizione univoca del concetto di gruppo, poiché esso è legato alle diverse sfaccettature e varietà di contesti in cui viene applicato. Pertanto, esistono svariate tipologie di gruppi, ma la differenza sostanziale viene fatta tra “gruppi primari” e “gruppi secondari”. I primi sono caratterizzati da una interazione faccia a faccia e da un numero ristretto di componenti. Il gruppo in questione garantisce identità ad ogni suo componente, gli consente di sperimentare diversi ruoli sociali, e di sviluppare attraverso l’esperienza stessa del gruppo, la propria identità. Esempio di gruppo primario è la famiglia. I gruppi secondari presentano caratteristiche differenti, hanno dimensioni più ampie e pertanto, le relazioni sociali che si instaurano tra i componenti sono più indirette e formali. Esempio di gruppo secondario è il gruppo dei colleghi di lavoro. Altre tipologie di gruppi sono: i gruppi di appartenenza, i gruppi interni ed esterni, il gruppo formale, informale, naturale e sperimentale.

Quando si parla di “gruppo” si fa dunque riferimento ad una matrice personale, legata alle origine dell’individuo e alla sua rete di appartenenza, o ancora, ci si riferisce ad una rete più allargata, quella professionale e sociale, che contribuisce a definire l’identità della persona. Ecco perché il gruppo, in qualsiasi senso lo si intenda è una parte essenziale e preponderante della vita dell’individuo. Lo stesso Bion (1971) ci ricorda che: l’individuo non può fare a meno di essere membro di un gruppo anche quando la sua appartenenza al gruppo consiste nel comportarsi in modo da far credere che egli non appartiene a nessun gruppo”. Con questo a voler sottolineare la natura sociale della persona nei differenti contesti di vita che la rappresentano. Continuando anche Lewin (1972) afferma che il gruppo è definito come: “qualcosa di più, o per meglio dire, qualcosa di diverso dalla somma dei suoi membri (…); quel che ne costituisce l’essenza non è la somiglianza o la dissomiglianza riscontrabile tra i suoi membri, bensì la loro interdipendenza”.

Il gruppo si caratterizza, sulla base di queste premesse, per tre aspetti fondamentali:

  1. Pluralità: Il gruppo è un attore collettivo, che analizza, produce idee, progetta e decide.
  2. Interazione: Azione reciproca tra i membri del gruppo di tipo “faccia a faccia”.
  3. Legame: Aspetti affettivi e relazionali che caratterizzano il gruppo come micro-comunità.

Allargando lo spettro dell’applicabilità dello strumento ai contesti lavorativi, il gruppo di lavoro, nella definizione classica del termine, si caratterizza per il passaggio dall’interazione all’“integrazione”. Con questa si intende un processo di collaborazione che si fonda su rapporti di fiducia tra i membri, nella negoziazione continua delle sette variabili che caratterizzano il gruppo di lavoro: obiettivi, metodi, ruoli, leadership, clima, comunicazione, sviluppo.

“Il gruppo di lavoro è un soggetto diverso dal gruppo e la differenza consistente risiede nel fatto che, mentre un gruppo è una pluralità in interazione, un gruppo di lavoro è una pluralità in integrazione. È il transito attraverso l’interdipendenza a trasformare il gruppo in gruppo di lavoro potenziale[1] (Quaglino G.P., Casagrande S., Castellano A., 1992).

 I legami, l’interazione tra le persone e tutto ciò che caratterizza la relazione tra individui in generale, all’interno dei diversi contesti, fungono da motore trainante di cambiamento, a livello micro (personale, soggettivo, individuale) e macro (sociale, collettivo, professionale), intervenendo come start up per lo sviluppo delle potenzialità di chi le relazioni le vive. In questo senso, la crescita personale avviene attraverso il confronto con l’altro nel gruppo e produce “generatività”, dettata primariamente dalla possibilità di vivere istantaneamente le nuove prospettive che l’altro nella relazione ci presenta e che appartengono al suo modo di essere unico e irripetibile. Da un punto di vista “macro” lo sviluppo si genera attraverso l’interazione tra le persone, poiché produce alcuni fenomeni che generano nello spazio e nel tempo del gruppo nuove opportunità: la coesione, l’appartenenza, l’equilibrio operativo, la differenziazione dei ruoli, l’istituzione del leader, la tipologia di leadership. Tutti aspetti che se ben attenzionati rendono il team “efficace”.