Chi va piano va sano e va lontano, molto lontano.

Nell’articolo darò dei consigli per  progettare l’internazionalizzazione dell’impresa

Se Gutenberg avesse deciso di non diffondere fuori da Magonza i caratteri mobili da lui inventati a metà del 1400, o se la Apple avesse deciso di restare nel mercato statunitense, in questo momento molti di voi non starebbero leggendo, per esempio,  questo articolo, il che certamente non è grave.

Grave sarebbe però…

non avere più accesso a tutti quei beni che provengono da altri Stati e il cui uso è talmente abituale da averci fatto dimenticare la loro origine lontana.

Nessun’invenzione è veramente tale se non travalica i confini del luogo in cui è stata ideata e messa a punto. Più grande è, più sarà destinata a venire conosciuta da persone che non sapranno magari nemmeno più chi è l’inventore o produttore. E questo, tutto sommato, importa poco, perché che il mondo intero possa servirsi di mirabolanti scoperte e servizi è una conquista dell’umanità che va ben oltre la fama di alcuni geniali scienziati o il formidabile marketing di qualche azienda famosa.

ESPORTARE PER STARE BENE

Oggi più che mai esportare è garanzia di salute di un’azienda. I tempi di crisi economica che stiamo vivendo ci hanno mostrato come non internazionalizzare la propria impresa equivalga ad accettarne il declino. Per contrastare la recessione e dare nuova linfa al mercato, quindi, non dobbiamo avere paura di rischiare, perché, banale dirlo, il rischio è connaturato all’attività imprenditoriale.

I confini esistono per essere oltrepassati e il mercato potenzialmente non ha confini, cerchiamo di ricordarcelo! Eppure, malgrado la globalizzazione, alcuni sono ancora scettici o addirittura non avvertono neppure il bisogno di espandere la conoscenza del proprio prodotto o servizio nel mercato internazionale.

“Ognuno prende i limiti del suo campo visivo per i confini del mondo” diceva Arthur Schopenhauer. Ed è possibile che tanti si accontentino di trionfare nel mercato locale, proteggendo la propria offerta dal confronto internazionale perché convinti di non potersi permettere i costi dell’esportazione.

Attenzione, se ciò nasce da una scrupolosa valutazione delle caratteristiche della propria azienda, allora quella di non investire può essere effettivamente una scelta saggia. Ma limitarsi è difficile che alla lunga paghi, soprattutto nel business, dove accresce il proprio capitale chi non ha paura di mettersi in gioco ed investire.

EXPORT SI, MA A QUALI CONDIZIONI?

Ampliare il mercato è alla portata di tutti, ma è bene non farsi illusioni. Occorre andare cauti e aver chiaro che, prima di lanciarsi nell’esportazione del nostro prodotto o servizio, è necessario procedere all’analisi delle risorse interne e sulla base di questi definire gli obiettivi da porsi.

Qualsiasi progetto di internazionalizzazione implica, infatti, una valutazione obiettiva della maturità della propria azienda.

Prima di selezionare uno o più Paesi in cui investire e quindi individuare i punti di forza dell’azienda nei diversi mercati esteri, le caratteristiche dei potenziali clienti e i punti di debolezza dei concorrenti, verificate che la nostra impresa soddisfi quei requisiti indispensabili per cominciare ad esportare che sono:

  • Le competenze e le esperienze del capitale umano;
  • La conoscenza dell’inglese;
  • Le capacità di marketing;
  • La conoscenza delle norme che regolano il commercio internazionale e di quelle locali (aspetti contrattuali e legali);
  • La sensibilità alle differenze culturali, la cui assenza può compromettere il buon esito delle trattative
  • … oltre che un prodotto/servizio competitivo.

CHI VA PIANO, VA SANO E VA LONTANO

La regola d’oro nell’internazionalizzazione dell’impresa è : Non avere fretta.

Fidiamoci dell’antico proverbio e cerchiamo di non demordere. L’internazionalizzazione va pianificata scrupolosamente e con calma, avendo chiaro fin da principio che la strada sarà lunga e richiederà un impegno di risorse e di tempo non indifferenti.

Il commercio con l’estero produrrà un gran quantitativo di documenti che l’impresa dovrà essere preparata a gestire. Potrà sembrarvi assai scoraggiante, ma bisogna avere consapevolezza che sarà faticoso barcamenarsi tra corrispondenza commerciale e documentazione legale prodotta da dogane, spedizionieri, banche, assicuratori, ecc.. Non mollate!

I piani formativi di SDI, anche finanziati da Fondimpresa, sono un ottimo strumento per ricevere gratuitamente questo supporto.

Insomma: Non siete soli!

Per progettar l’internazionalizzazione dell’impresa Contattaci!