Da qualche giorno se ne parla molto: un’altra eccellenza italiana, la casa di moda Versace, fondata nel lontano 1978 dall’ormai defunto Gianni Versace, è passata nelle mani degli americani, acquistata dal colosso Michael Kors. Non una novità per lo stilista e imprenditore statunitense, che giù dall’anno scorso aveva fatto molto parlare di sé grazie all’acquisizione del brand di moda inglese Jimmy Choo.

Sebbene questo sia un tipo di operazione comune nel mondo della moda, spesso l’acquisizione del made in Italy da parte di un brand straniero viene vista come una sconfitta nazionale: ancora una volta, l’Italia non è riuscita a reggere la competizione internazionale. Nel mondo della moda e del lusso poi, dove una volta il Bel Paese primeggiava senza pari! Ma, se riuscissimo a mettere da parte l’orgoglio nazionale, potremmo studiare a fondo la cosa, e renderci finalmente conto che l’acquisizione di un’azienda da parte di un’altra non deve necessariamente essere vista come una sconfitta, anzi.

Quando l’acquisizione salva l’azienda e i lavoratori

Il fatto che il noto marchio di moda italiano da tempo chiudesse il proprio bilancio in rosso, infatti, avrebbe ben presto influito in maniera negativa sul suo operato, come ad esempio per la mancanza di materie prime di alta qualità o per l’impossibilità di investire in nuovo personale creativo. Dopo l’acquisizione invece ciò non accadrà.

A ben vedere, successivamente all’acquisizione di Versace da parte di Michael Kors, l’unico elemento che è stato modificato nella nota casa di moda è, appunto, il proprietario. Il personale creativo, il genio dietro al grande successo della maison, è rimasto immutato. Grazie all’acquisizione, però, la casa avrà a disposizione nuovi fondi per le loro creazioni. In poche parole, rinunciare alla proprietà dell’azienda ha permesso a Versace di avere un futuro più solido.

Anche per le PMI l’acquisizione non deve essere vista come una sconfitta

Questo discorso può essere efficacemente applicato anche alle piccole e medie imprese italiane, spesso familiari o padronali. Se l’impresa in questione non riesce più, con le proprie risorse, ad andare avanti e, soprattutto, ad avere una seria strategia di sviluppo, le possibilità sono due: la vendita delle azioni dell’impresa e quindi una acquisizione da parte di un’altra, oppure il collasso. Troppo spesso la prima ipotesi viene vista come una sconfitta, una perdita vera e propria di potere, quando in alcuni casi è la scelta migliore per il futuro dell’impresa, perché consente di aprirsi a nuove opportunità di mercato.

Fare rete, collaborare con altre imprese, appartenere ad un grande gruppo sono fonti di energie, finanziarie, industriali, creative e di mercato che permettono di valorizzare le competenze distintive delle nostre PMI che, spesso, restano limitate a contesti troppo ristretti.

Quindi: coraggio

Meglio avere una quota di minoranza di una azienda che cresce e lavora che una di maggioranza di una fallita!

Allora facciamo i nostri auguri a Versace ed ai suoi lavoratori italiani che, speriamo, continueranno a dare un contributo importante alla produzione di ricchezza in Italia.