comportamento01di Lorenzo Palumbo*

La risposta è: attraverso le norme di comportamento. Queste esprimono il concetto di dovere e sono le azioni concrete compiute in conformità ai principi. La norma quindi è una prescrizione che richiede un movimento operativo che trasforma il dettato del principio e del valore in un’azione concreta, riferita al contesto lavorativo in cui il destinatario opera. Le norme prescrivono condotte la cui messa in opera non è determinata dall’accadere di pratiche opportunistiche o di abusi, ma dal solo rischio che possano materializzarsi, ovvero che in alcuni ambiti particolari quelle pratiche possano essere messe in essere da qualcuno, in violazione di uno o più princìpi e valori.

In quali ambiti operativi bisogna prevedere delle norme di comportamento?

Si scrivono le norme solo per regolare condotte in ambiti in cui vi è una probabilità abbastanza elevata che accadano abusi o comportamenti scorretti in violazione dei valori e dei princìpi. A titolo di esempio, di seguito riporto un elenco delle aree a rischio:

Aree a rischio

  1. Rapporti di lavoro:
  • manipolazione dei subordinati da parte dei superiori;
  • favoritismi nelle politiche retributive e nelle promozioni;
  • discriminazioni in base a razza, sesso, credenze politiche e religiose;
  • lavoro nero o minorile.
  1. Rapporti tra gli individui e l’azienda:
  • conflitti di interesse (partecipazione dei dipendenti ad attività economiche confliggenti con l’impresa per cui lavorano);
  • uso della proprietà dell’azienda per scopi non produttivi.
  1. Rapporti con i clienti:
  • pubblicità falsa;
  • modalità di vendita scorrette o ingannevoli da parte degli addetti alle vendite;
  • pratiche di pagamento improprie nei confronti degli agenti da parte dei clienti: regali, tangenti, benefit;
  • fornitura di materiali inferiori per qualità e quantità a quelli pattuiti con i clienti;
  1. Rapporti con la pubblica amministrazione:
  • impiego di risorse aziendali per sostenere partiti e candidati alle elezioni;
  • corruzione: bustarelle, regali a politici o pubblici funzionari per ottenere agevolazioni, autorizzazioni, finanziamenti, appalti o altro.

L’elenco è solo esemplificativo delle aree a rischio che sono innumerevoli e si possono anche diversificare qualitativamente e quantitativamente in rapporto alla tipologia e alla dimensione dell’impresa.

Quali norme e per quali potenziali reati o abusi?

Individuate le aree a rischio di opportunismo si procede alla scrittura delle norme, degli standard, dei divieti e degli obblighi che sono il vero sistema nervoso del codice etico.

Nella sfera dei rapporti con i clienti le norme prescriveranno condotte per scoraggiare e quindi evitare: modalità di vendita scorrette o ingannevoli da parte del personale addetto alle vendite, pratiche di pagamento improprie nei confronti degli agenti dei clienti come regali, intrattenimenti, tangenti che spingono l’agente a tradire gli interessi del cliente. Altre norme prescriveranno agli addetti alle vendite di adottare pratiche per garantire la massima trasparenza e chiarezza nei rapporti commerciali.

Nella sfera dei rapporti con i fornitori, senza pretendere di essere esaustivi, alcune delle norme di comportamento potrebbero contenere le seguenti prescrizioni: preferire fornitori e partner le cui pratiche di impiego del personale rispettino la dignità e i diritti umani; preferire fornitori e partner che adottino standard nazionali e internazionali di tutela ambientale; preferire fornitori e partner che adottino standard nazionali e/o internazionali su salute e sicurezza; preferire fornitori che adottino standard etici trasparenti e documentabili; onorare gli impegni, gli accordi e i contratti con i fornitori; non accettare dai fornitori doni di qualsiasi natura; nell’acquisto dei prodotti, adottare criteri di scelta sulla basa del prezzo e della qualità e non dei rapporti personali; evitare accordi con intermediari a danno dei fornitori; adottare forme di pagamento standard; rispettare i tempi di pagamento.

Nella sfera dei rapporti con i dipendenti, alcune delle norme di comportamento potrebbero contenere le seguenti prescrizioni: proteggere gli assets dell’impresa, comprese le informazioni riservate, i fondi e le attrezzature; rispettare i diritti di proprietà di tutti, anche della concorrenza, astenendosi dall’appropriazione di beni altrui; usare posizione e risorse della società unicamente per finalità aziendali; astenersi da attività che implichino conflitti di interesse con la società ovvero situazioni in cui i destinatari della norma mostrino nella gestione di attività dell’impresa interessi personali in contrasto con quelli, legittimi, degli stakeholder; svelare potenziali conflitti di interesse tra soci, amministratori, dipendenti, collaboratori e impresa; rispettare la riservatezza e la privacy dei soci, dei collaboratori, degli amministratori e dei dipendenti; non acquisire informazioni commerciali attraverso mezzi illeciti; non accettare denaro dai colleghi e non prestarne; non mettere a rischio la salute propria e dei colleghi; attraverso le metodiche e i sistemi previsti dalle norme vigenti, proteggere la salute e la sicurezza di coloro che operano in nome e per conto dell’impresa, adottando progressivamente un sistema di sicurezza e di prevenzione del rischio conforme alle linee guida UNI-INAIL; preservare la salute economica della società, evitando sprechi, ovvero un uso sconsiderato di risorse, e cercando di adottare pratiche di riuso e di riciclo; effettuare il reclutamento del personale sulla base di una valutazione della maggiore aderenza delle competenze e delle capacità dei candidati alle esigenze aziendali, escludendo ogni forma di discriminazione dovuta al sesso, alla nazionalità, al credo religioso, alle idee politiche.

Nella sfera dei rapporti con l’ambiente e la comunità, alcune delle norme di comportamento potrebbero contenere le seguenti prescrizioni: adottare pratiche lavorative di prevenzione dell’inquinamento del suolo, dell’aria e dell’acqua; astenersi da attività che comportino rischi per la salute delle persone, delle piante e degli animali; rispettare la normativa ambientale e favorire la conoscenza delle norme da parte delle componenti aziendali e dei fornitori attraverso apposite iniziative di formazione; adottare progressivamente standard internazionali di tutela dell’ambiente come ISO 14.001 e EMAS.

Bastano le norme di comportamento?

Dipende dall’impresa e dal livello di profondità che decidiamo di raggiungere attraverso l’apparato regolativo del codice. In alcuni casi bastano le norme positive, in altri casi è necessario dotarsi di altri strumenti normativi più precisi come gli standard di comportamento, in altri casi è bene scrivere i divieti e gli obblighi.

Gli standard di comportamento

Oltre alle norme di comportamento, laddove si renda necessario, quindi a seconda dell’impresa in cui si opera, si devono stabilire anche, sotto forma di norma prescrittiva, gli standard di comportamento. Queste sono procedure che prevedono prestazioni essenziali al fine di garantire un livello di comportamento etico-sociale non al di sotto di una soglia ritenuta convenzionalmente soddisfacente. Ad esempio: le procedure operative di un’impresa che fornisce il gas alla città non possono che essere regolate, oltre che dalle norme, anche da standard di comportamento cogenti per garantire livelli accettabili di sicurezza per gli operatori, i clienti e la collettività. Bisogna eseguire un numero minimo di operazioni, bisogna effettuare esattamente i controlli stabiliti nei materiali e nelle procedure non al di sotto dello standard ritenuto sicuro.

I divieti

I divieti sono norme a tutti gli effetti, ma a differenze delle norme propriamente dette e che abbiamo visto sopra, prescrivono, in coerenza con i valori e i principi, condotte negative, in altre parole ci chiedono di non fare determinate cose.

Per esempio, nell’area a rischio rapporti con la pubblica amministrazione si devono scrivere norme di condotta di prevenzione dei comportamenti corruttivi in forma di divieto: non offrire denaro o regali ai pubblici ufficiali; non influenzare in alcun modo le decisioni dei pubblici funzionari al fine di trarne beneficio personalmente o a vantaggio della società; non influenzare in alcun modo i pubblici funzionari al fine di ottenere il rilascio di titoli abilitativi, autorizzatori e/o concessori; adottare criteri di trasparenza contabile e non manipolare i bilanci a scapito della P.A.

Nell’ambito a rischio di opportunismo dei rapporti tra gli individui e l’azienda, solo per fare un esempio, il divieto impedisce di: utilizzare beni aziendali e il nome dell’azienda per scopi personali, oppure di nascondere, occultare documenti sociali, oppure di diffondere informazioni interne riservate.

Gli obblighi

I destinatari degli obblighi sono chiamati ad adottare imperativamente uno specifico comportamento per realizzare il dettato imposto da un principio o da una norma nell’interesse di qualcun altro. Per esempio, nella sfera dei rapporti con la pubblica amministrazione il campo morale viene coperto dai principi di correttezza e trasparenza, poi vi sono le norme che definiscono l’agire morale degli interessati, ma vi sono anche gli obblighi di: controllare la correttezza, la regolarità e la completezza della documentazione tecnica e contabile; di controllare la veridicità e correttezza dei documenti contabili e quelli di denunciare chi ometta, alteri e manipoli le informazioni in essi contenute. Un altro obbligo è quello di possedere le necessarie autorizzazioni da parte delle funzioni organizzative apicali per potere svolgere alcune mansioni o attività particolari.

* Lorenzo Palumbo

Dottore di ricerca in Etica, docente di ruolo di Filosofia e Storia, professore a contratto di Etica degli Affari presso l’Università degli Studi di Palermo dal 2007 al 2011, Eticista. Segretario e referente per l’etica degli affari del C.S.E.A. Centro Studi per l’Etica Applicata. Consulente di soggetti economici ed enti pubblici per l’adozione di standard etico-sociali. Ha tenuto seminari per soggetti diversi sul tema dell’etica economica e partecipato a convegni in qualità di relatore. È inoltre autore di decine articoli di argomento vario e di saggi di etica applicata su vari giornali e riviste specializzate. L’ultima fatica editoriale è il libro: Il manager (er)etico, Aracne, Roma 2011.