Nei telegiornali si parla tanto della riforma del diritto d’autore votata dal Parlamento europeo. Ma siamo sicuri di sapere di che si tratta?

In poche righe daremo una sintesi a misura di PMI.

Per prima cosa bisogna tenere a mente che il testo legislativo finale sarà approvato solo a seguito dei negoziati Commissione UE, Consiglio Europeo ed Europarlamento.

In ogni caso la riforma prevede:
– la responsabilità delle grandi piattaforme aggreganti (in particolare Google) per le violazione dei diritti d’autore dei contenuti ospitati.

Al tempo stesso dovranno remunerare i contenuti prodotti da giornalisti e artisti;
la direttiva non si applica alle piccole e micro piattaforme e alle PMI;
– i giornalisti dovranno ottenere una percentuale della remunerazione ricevuta dalla casa editrice oppure dal giornale;
– la condivisione libera riguarda solo i link accompagnati da singole parole. Invece saranno coperti da copyright gli snippet (la presentazione di articoli composta da foto e breve testo) e quindi il loro uso da parte delle piattaforme è subordinato al pagamento dei diritti agli editori;
– sarà escluso il caricamento di contenuti su Wikipedia e altre enciclopedie online senza fini commerciali, oppure su GitHub e piattaforme per condividere i software open source. Lo stesso vale per i meme;
– la riforma del copyright viene vista come una cooperazione tra piattaforme e detentori dei diritti d’autore. Di conseguenza le modalità di reclamo devono essere rapide e gestite da persone;
– se il compenso previsto originariamente per gli artisti è sproporzionatamente basso rispetto alle entrate (dirette e indirette) e ai benefici derivanti, si può esigere una remunerazione supplementare.

Cosa cambia per le PMI italiane

Alcuni aspetti della riforma del copyright possono avere effetti per le PMI Italiane, mentre in altri casi non si avranno cambiamenti. Innanzitutto bisogna sottolineare che le piccole piattaforme non sono interessati da questa norma, che fa riferimento ai grandi gruppi editoriali. Secondo le tesi dei contrari, i piccoli editori (ad esempio i giornali online locale oppure i blog) verranno danneggiati da questa direttiva, tuttavia ciò non sembra corretto, poiché la direttiva non interessa le realtà di ridotti fatturati e dimensioni. In secondo luogo gli utenti non dovranno pagare economicamente per ricevere informazioni e darne. In ogni caso occorre sottolineare che è stato introdotto un emendamento che permette l’esenzione dal pagamento dei diritti di autore nel caso di uso privato e non commerciale. Questo fatto potrebbe favorire i blog perché sono sempre più numerosi gli autori che utilizzano il proprio profilo social come spazio privato. Tale eccezione non si applica per i social network perché sono piattaforme commerciali. Al tempo stesso i piccoli giornali online e gli autori vengono tutelati dall’abnorme diffusione degli snippet.

Cosa tenere a mente

Sono due gli aspetti che devono essere tenuti in considerazione con la riforma del copyright:

  1. i giornali, i blog e i siti aziendali non potranno più caricare video e contenuti da Facebook e YouTube aggiungendovi uno spot pubblicitario oppure usandoli per generare traffico senza avvisarne l’autore e corrispondergli i diritti. Di conseguenza gli autori non saranno costretti ad adire alle vie legali privatamente perché questo comportamento viene classificato come un reato;
  2. il modello del news aggregator (su modello di Google News) difficilmente sarà messo in crisi dalla riforma del copyright. Si tratta di una vetrina che mette a disposizione degli utenti una selezione di snippet e che risulta essere una delle modalità più utilizzate dagli utenti per informarsi. Legislazioni nazionali con effetti simili alla riforma del copyright votata a Strasburgo (ad esempio in Germania e in Spagna) hanno portato Google a chiudere Google News in questi Paesi, tuttavia si tratta di una soluzione poco praticabile a livello europeo.

Come sempre, ogni minaccia può essere anche una opportunità!

La riforma può rappresentare un’opportunità per le piccole piattaforme aggregatrici locali (a cui la direttiva non si applica) e per i giornali online, che potrebbero creare insieme una vera edicola digitale. Infatti in questo modo i piccoli editori potrebbero trattare alla pari con gli aggregatori.

Se il modello del news aggregator entrerà veramente in crisi, le testate locali indipendenti e i piccoli giornali online dovranno comunque riorganizzare le modalità adottate per ottenere visibilità. Il modello free e la pubblicità online sono strategie che possono essere ancora valide, a patto che si crei un rapporto di collaborazione tra le PMI e le piccole piattaforme. In ogni caso sarà necessario attendere le trattative tra Europarlamento, Consiglio Europeo e Commissione UE per avere il testo definitivo.

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